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L’emozione è tanta quando ci si presenta per la prima volta al cospetto di una donna cosi. Non sai quel che hai davanti, quel che ti aspetta. Ma lei è cosi, speciale anche in questo. Ti mette subito a tuo agio, ti fa “sentire a casa tua” anche in una “casa”, un mondo, che tuo non è. Il modo è informale, si prende un caffe vicino al luogo dell’appuntamento, due chiacchiere ed un piccolo regalo, preso in un negozio di scarpe vicino, nel quale, a dispetto del mio imbarazzo, mi trovo a fare da calzascarpe in quattro e quattrotto. Doveva essere una prova, per vedere come mi sarei comportato, ma conveniamo che il modello provato le sta divinamente e visto anche il costo, il regalo si aggiunge ad altri. Con piacere reciproco. Mi guida attraverso strade e campagne, parlando amabilmente, si vede che è assoluta padrona della situazione, che conosce ogni situazione, ma non lo fa pesare. Arriviamo in una bella location, pratica, discreta, ed anche ben curata. Non perde tempo la Signora, cosi si fa chiamare correggendomi con uno schiaffo, ed in quattro e velocemente si cambia, diventando ancor più maestosa, di fronte a me, ridotto ad un nudo verme al suo cospetto.

Dopo aver disposto le sue scarpe e stivali quasi

come venerabili soprammobili, le sue fruste,

altri giochi, in bella mostra, quasi a prepararmi

a ciò che mi sarebbe accaduto. Si fa infilare il

primo maestoso paio di stivali rossi, bellissimi,

mio dono. Compiaciuta me li fa leccare ed io mi

impegno con lei che divertita mi osserva. Una

barriera di chilometri ci divide, ma è labile e

lascia trasparire i suoi profumi il suo respiro ed io

sembro un bambino la notte di Natale. Mi fa

stendere sulla moquette della stanza e mi

passeggia sopra, morbido tappeto per i suoi tacchi,

cubo su cui esibirsi in un ideale locale in cui tutti

sarebbero estasiati a vederla volteggiare. E’ un gioco

con i suoi tacchi che mi sprofondano addosso, mi

segnano interrotti dalla parola Bingo, che rende

divertente ance un momento di assoluto dolore.

Con ritualità si passa ad un secondo paio di stivali,

la mia carenza di saliva viene superata dai dolci sputi

di lei, che si alternano tra la bocca ed il mio membro

eccitato da cotanta irraggiungibile maestà. E poi

ancora un altro paio, alternato da qualche sculacciata,

e poi ancora un altro, non meno bello, dopo il quale mi inserisce un giocattolo a forma di osso, riducendomi a stato d cane, che mi spalanca inevitabilmente la bocca. E poi altri due paia, stavolta pieni di fango, che senza problemi mi fa pulire, sassolino per sassolino, appropriata merenda a marcare la distanza tra le due posizioni. E poi ancora una frusta, che mi fa tremare ad ogni schiocco, anche distante, ma che la voce calma e decisa della padrona rende meno pauroso anche dolce, come la carezza della mamma ad un bambino durante il temporale che non sai quando farà suonare il prossimo tuono. Ma l’avventura non è finita. Altro paio, e mentre mi costringe, insultandomi come una troietta, a succhiare il tacco di una scarpa, sul tacco si fa inserire un plug che, dopo avermi fatto girare ai piedi del letto, infila lentamente, ma inesorabilmente nel mio ano. Nota il mio timore, mi rassicura e mi fa capire l’ineluttabilità delle cose. Ride divertita e compiaciuta ed io, dolorante e mugolante sono inerme, dominato da lei, morbido giocattolo nelle sue mani, anzi, ancora più, nei suoi piedi, che vanno avanti ed indietro nel mio sedere. C’è tempo ancora per passare ad un dildo con cui da dietro continua per un po’ a stantuffarsi, io sono ormai in completo abbandono a lei che conclude, facendomi stendere, come la cosa più normale al mondo, sul fondo della doccia ed inondandomi di una infinita doccia di caldo liquido giallo, che in quel momento, sembra il più profumato dei balsami. Scopro a quel punto che la Signora deve essersi divertita e mi concede, dopo una lunga schiacciata, come se spegnesse la più inutile delle sigarette, di venire sotto la sua suola, di un ennesimo, sensualissimo paio di stivali. Nella mia testa c’è una tempesta meravigliosa. Vorrei che quel momento non finisse più e, nello stesso tempo, assaporo il distacco che mi farà bramare il prossimo, sperando ci sia, appuntamento. Ancora una volta la familiarità e la semplicità torna padrona, come due attori che recitano sullo stesso palco, come se lo facessero da sempre. Ci laviamo e rivestiamo, conversando ancora un po’, del più e del meno, di vita ed esperienze, di lavoro e di gioco. C’è tempo anche per un aperitivo che la Signora, insite per offrire. Ed un’ultima sigaretta davanti alla quale ci salutiamo. E del quale mi rimane in bocca un sapore tra il dolcissimo e l’acuto di qualche segno che mi riporto dietro e che mi accompagnerà nei giorni seguenti. Dolce come le sue risate, come la sua naturalezza. Ricordi di un’esperienza unica che solo una Signora unica può lasciarti!

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